MARINA FOSSATI: UNA STORIA DI DONNE

La MARINA FOSSATI nasce dalla volontà dell’omonima fondatrice di continuare la tradizione artigianale del padre, falegname del Teatro alla Scala di Milano, in un campo a lei più consono: il gioiello di moda.
Seguendo le tendenze dell’epoca e con l’introduzione di materiali avveniristici, le sue creazioni di anelli, spille, collane, braccialetti, spaziavano da plastiche a metalli lavorati, utilizzando cristalli, pietre dure, perle, coralli e avori.
Mossa dall’ambizione di fare accessori sempre nuovi e originali, supportata da una straordinaria abilità tecnica, Marina inizia così a collaborare con i più rinomati stilisti italiani negli anni del loro esordio.
 
Anna Tarabelloni arriva a Milano dalla provincia Emiliana nella seconda metà degli anni ‘70.
Inizia a lavorare con Marina come sua apprendista, e a vivere in una città che la mette in contatto con l’avanguardia culturale del Bar Jamaica a Brera e del Cenacolo Artistico di Bagutta.
Cresce in fretta Anna, in pochi anni diventa socia di Marina e nel successivo decennio le due donne collaborano alla creazione delle collezioni e alla loro distribuzione nei migliori punti vendita del paese.
Alla fine degli anni ’80 Marina lascia ad Anna la MARINA FOSSATI. 
 
Cresciuta nella Milano artistica di Anna, laureata in Scienze Politiche, Ilaria, figlia di Anna, inizia a lavorare con la madre nella prima metà degli anni ’90 con una collezione di borse ad integrazione delle proposte di gioielli moda già create insieme.
Nei successivi anni madre e figlia collaborano alle diverse collezioni ed estendono la distribuzione ai paesi esteri, riuscendo sempre a mantenere l’origine artigianale.
Il laboratorio di via Gesù 15 diventa nel tempo un salotto milanese, dove le affezionate clienti della Milano bene si fermano a chiacchierare davanti a un caffè o un bicchiere di prosecco, a seconda degli orari.
Dopo la prematura scomparsa di Anna, volendone realizzare il sogno, nel 2018 Ilaria che ha preso le redini della compagnia apre i confini del laboratorio su via Gesù, creando l’attuale vetrina che ne mantiene al suo interno l’atmosfera originale.